venerdì 24 dicembre 2010

Merry Christmas and happy new year

Un'altro anno è passato ... buone feste a tutti.

mercoledì 22 dicembre 2010

La signorina Trinciabue

Mi perderei ore a leggere i racconti di EmaTocrito dei Los Lobos della Bassa.

Mi piace il suo modo di trasfigurare gli eventi facendoli diventare allucinazioni e miraggi ... peccato il fondo nero del blog, ma ne parlerò con Spiedo di questo, che alla fine mi rende veramente allucinato ...

Allora stavolta lo copio così anche qui lo si può leggere, in tutto il suo splendore.


"La serie di garette fra amici denominata SingolCross inizia a mostrare un profilo inquietante: gli scenari apocalittici della bassa modenese fanno da quinta ad una rappresentazione psicorrorifica dell’espressione “garetta fra amici”.
Ma andiamo per ordine.
La location, come direbbero gli anglosassoni evoluti: una porzione di terreno stretta fra una tangenziale a nord un cimitero ad ovest, una ridente fucina di piastrelle ad est e a sud, forse a sud, ma potrei sbagliarmi un altrettanto ridente circolo per anziani intitolato ad Antonio Gramsci.
Ci sono tutti gli ingredienti per iniziare.
Ah! dimenticavo un camioncino utilizzato come ostacolo: l’impavido ciclocrossista deve ardimentosamente entrare nella pancia del mezzo per uscirne, mondato e riflessivo, dal suo posteriore: la metafora peristaltica non richiede di essere ulteriormente approfondita.

Siamo tutti figli delle merci, la logistica è la nuova religione del millennio, e aggiungerei, sta finendo l’anno dell’amore, e di amore ne abbiamo visto poco durante la gara.


Ma procediamo con ordine.

Pronti via e spatapam, il ferino istinto prende il sopravvento.
Mi sto producendo in una imperiosa partenza, tutto sotto controllo, smadonno per agganciare il piede destro, ma pompo con vigore indomito, prima curva supero alcuni ciclisti, (dieci, forse venti o trenta, magari pure quaranta), si tratta di una garetta fra amici, mentre supero il centesimo ciclista alzo il dito medio, in segno di saluto amichevole, in segno di palese superiorità alzo entrambe le mani medio-munite.
Sono tutti, i duecento ciclisti, soggiogati dalla mia forza esplosiva, capiscono che sono il ciclista alfa della giornata: poi, all’arrivo, deciderò cosa fare dei loro testicoli, loro lo sanno.


Svanirà tutto nel breve attimo che precede la caduta.


Un energumeno peloso, abbigliato con una insensata casacca oversize di una qualche legione nordico polare aggredisce la curva con virile violenza, sbando allargo la traiettoria per evitare il contatto con il throll impazzito: è l’inizio della fine.

Allarga tu che mi allargo io, finisco avvinto alla fettuccia, il losco figuro peloso passa irridendo la mia virilità. Non ci bado ormai la laocontica tenzone è con la fetida banda colorata.

Sì perché nella concitazione della lotta, la bici, infido destriero si imbizzarrisce, ruota impazzita su se stessa e mi disarciona.

Mi rialzo, e cerco di ripartire, in lontananza vedo sfilare il gruppo, risate crasse ed oscene iniziano ad alzarsi all’orizzonte.

E’ solo l’inizio.
Scopro che gli umani non hanno cuore ma le cose sì.
La fettuccia, femmina per destino, si avvinghia al manubrio, più cerco di allontanarmene più ella si attorciglia.
Passano minuti, forse ore, magari giorni, ma non c’è modo di districare il gordiano nodo. Sono dentro al cubo di Rubik, al labirinto di Knosso, perso nella foresta amazzonica, sperduto fra foreste pluviali.
Tento più volte di liberare il mezzo, ma inutilmente.
Provo a tirare, a strappare, alzo gli occhi e da lontano vedo lo sguardo attento di Carlo e capisco, pur se ha le labbra serrate, che mi sta dicendo: “non ti provare a strappare la mia fettuccia che ti spello vivo!”.
Capisco, provo per altri infinti eoni e finalmente mi divincolo dalla fettuccia famelica.
Ci sputo sopra alla fettuccia e in preda a panico furore la irroro con una colossale pisciata.

Alzo gli occhi al cielo, come a guadare in faccia la divinità, urlo frasi sconnesse e risalgo sulla bicicletta ormai libera.
Riparto allegro e felice di non aver rotto la fettuccia e mi metto di buona lena a pedalare.
Ma sono ignaro, so di non sapere, anzi non so di non sapere che l’orrore si paleserà pochi minuti dopo al controllo giri.

Passo e dimentico di dire il mio numero, una voce virile e possente mi disarticola le vertebre “il numero, che numero sei, devi dirmi li numero, se non mi dici il numero non ti conto il giro e ti spacco tutte le braccine e pure le rotule e anche il femore!”.
Mi giro ed ho una visione: la signorina Trinciabue, vestita come le vallette procaci del DriveIn. Collasso, mi sciolgo sulla bici e con un filo di voce dico 33. Non faccio tempo a pronunciare le mediche cifre che mi arriva uno smataflone sul coppino, una schicchera portentosa. “Cerchi di fare il furbo, lo sò bene il tuo numero, non ci provare più, la prossima volta ti strappo le orecchie e mi ci faccio una collana per il capodanno al circolo Fratelli Cervi”.

Con un filo di voce dico. “ si padrona, sarò più buono la prossima volta”.
Riprendo a pedalare, ma ormai ho capito che si tratta di una gara per sopravvivere.
Concludo il giro ed in prossimità del controllo mi assale il panico, rallento scendo dalla bici, faccio finta di nulla, cerco di darmi un contegno e mi avvio verso il bar del vicino centro volontari del soccorso, per chiedere soccorso, ovviamente!
Entro chiedo un caffè e mi slaccio il casco, sto per prendere la tazzina fumante, un dolore atroce al lobo destro mi immobilizza: “ah fetida caccaccia pusillanime, cercavi di farla franca…” capisco è lei la signorina Trinciabue.
No dico io, signorina Trinciabue, avevo bisogno di un caffettino, e poi volevo vedere i numeri del lotto sa, ieri sera ho giocato due euro ambo secco sulla ruota di Bologna.
La signorina Trinciabue non ama il gioco d’azzardo. Il mio lobo destro ormai ha acquisito la dimensione dell’orecchio di Dumbo. Vengo trascinato nuovamente sul campo di gara, gettato sulla bicicletta e spinto via come uno straccio inutile. “Numero caccaccia pusillanime, che numero hai?”
Dodici! Come gli apostoli.
La voglia di pedalare si è molto fiaccata. Avanzo a fatica, ma il destino mi riporta al controllo. Accellero, cerco di dare tutto ma nel fare questa insensata azione, mi dimentico, sopraffatto dalla fatica, di dire il mio numero.
Supero il controllo e non sento nessuna voce, vai è fatta mi dico, la signorina Trinciabue non si è accorta di me. Insisto nell’azione, mi allontano vieppiù sorrido serafico, toc toc, strano mi dico non ci sono porte, portoni, portali nei paraggi, toc toc, il dolore al costato si fa più forte, faccio per voltarmi e sento l’alito incandescente della signorina Trinciabue che mi fona i capelli. Incremento la cadenza, viaggio ormai sopra le 90 pedalate, come la paura, e lei la signorina Trinciabune mi si affianca, con il megafono in una mano e il foglio del controllo numeri nell’altra, cammina di buon passo, procediamo affiancati per decine di metri, io sempre più ansimante, lei tranquilla. “Allora caccaccia pusillanime, me lo vuoi dire il numero?”.
118 provo magari lo chiamano mi faccio ricoverare e finisce tutto, mi sedano per due settimane, magari. 113 magari la arrestano, penso. Mi arriva una megafonata sul casco, sono totalmente rintronato, vedo chiaramente AlfaCentauri, Orione e pure gli anelli di Saturno, chiarissimi. Dodici, come gli apostoli. “Vai caccaccia pusillanime, vai e non ci provare più con me non attacca, ti strappo tutte le dita e ci gioco a shangai!”.

Vado.
Pedalo sempre più lentamente, ho paura, salto l’ultima barriera, mi attende il passaggio nel furgone e poi…la signorina Trinciabue.
La vedo rallento ancora l’andatura la vedo sempre più vicina, immensa, mi fermo, saluto con deferenza e cerco di intavolare un discorso.

Il sudore cola copioso da ogni poro. “Salve, ma ci siamo già visti a qualche festa dell’unità, signorina?” Sleng, il rumore osseo della mandibola che si flette mi fa vacillare. “Io non vado alle feste dell’unità, caccaccia pusillanime…”.
Ho molto male alla mandibola, ma cerco di non svenire, mi concetnro su qualche immagine positiva, vedo in lontannza il muro che delimita il campo santo, immagino che presto verrò tumulato, un lungo corteo di bici tutte rigorosamente in acciaio, seguiranno il mio feretro, e Zullo sarà chiamato a pronunciare la solenne orazione funebre.

Mi perdo nei miei pensieri e arriva come un sibilo lo schiaffo del soldato, sento un clock, penso che l’articolazione della spalla sia uscita dalla sua sede.
“Me lo vuoi dire il numero, o devo triturati le ossa e ridurtele in polvere così sottile che la Elide e la Jole, le potrebbero utilizzare come cipria per la festa delle pesche nettarine”.

Dodici, come gli apostoli!


Ultimo giro passo, tutti si fermano e anch’io rallento. “Tu no caccaccia pusillanime, tu devi fare ancora 35 giri, caccaccia pusillanime.”

Provo a contrattare per 24, ma la signorina Trinciabue ha argomenti, non mi resta che proseguire.

Tutti si fermano e io giro.
Tutti ripongono le loro bici e io giro.
Ormai è buio continuo a girare ho paura non vedo più nulla ma sò che da qualche parte la signorina Trinciabue mi sta guardando.


Buon Natale, l’anno dell’amore va a chiudersi, è tempo di bilanci.

Buon Natale anche a lei signorina Trinciabue.


In lontananza intravedo il fumo biancastro che si leva lento e compatto da una ciminiera bianca, forse, penso perplesso la signorina Trinciabue sta preparando le crostate per la festa.

Buon Natale signorina Trinciabue."

lunedì 20 dicembre 2010

Golosità

Non sono un goloso ... però questa mousse al tè verde con cestino di caramello su un letto di crema di mandarino ...


... era speciale

giovedì 18 novembre 2010

Guarda dove vai

Penso che a Monterotondo se la stiano ridendo ancora adesso ...

In compenso io ho ricominciato a cospargermi di arnica.

mercoledì 17 novembre 2010

Giochi

Ci sono giochi che ci portiamo dentro per tutta la vita.


(thanks AG from Fyxomatosis for the image)

lunedì 15 novembre 2010

L'amicizia

E' questa foto scattata da Antonio ad evocarla, a suggerirmela ...

Lo sguardo fiero di chi sta per rendere onore all'avversario con cui ci si è appena scontrati e l'abbraccio fisico e vero con chi ha lottato e giocato con te.

lunedì 8 novembre 2010

Cyclocross Vintage

Non sono fantastici ?

giovedì 4 novembre 2010

Immagini

Aprire alcune cartelle del pc oggi è come quando si aprivano i cassetti delle scrivanie, o si sfogliavano gli album dei ricordi.

Stamattina ho trovato questa :

Business removal

... che poi vuol dire traslocare, ma di ufficio ...

Nell'ultimo anno ne ho fatti quattro : il primo carico di aspettative, il secondo triste e furtivo, il terzo incerto e provvisorio.

Questo quarto mi piace, magari non sarà per molto tempo, ma mi mette serenità e convinzione.

giovedì 7 ottobre 2010

La Legnano di Angelo

Eccola, in tutto il suo splendore :



e quando Angelo ci vorrà raccontare la sua storia sarà ancora più bella.

"Hai ragione! non ti ho fatto avere ancora il materiale fotografico di Elvira (è il suo vero nome), in tutte le sua parti ed intimamente smontata... sapete ad una certa età il rispetto ed il pudore sono a livelli alti.
L'ho conosciuta per caso in un dialogo con un collega che mi ha fatto vedere anche una fotografia parlando di cerchi in legno...è stato amore a prima vista e ben ripagato dalla sua robustezza nella Eroica prestazione vista l'età.
Io sono il secondo scudiero di Elvira, il primo si chiamava Serafino, nei ricordi della moglie (Elvira appunto), e negli articoli di giornale si riporta che ha corso con Serse Coppi dal 1938 in poi, ed anche a livello dilettantistico.

Il piacere e la comodità di salirci in sella e la piega del manubrio sono spettacolari nella loro semplicità e confort, come peraltro la morbidezza dei cerchi e nello stesso tempo la loro
robustezza, compresi i vari cigolii (dei raggi o del legno non lo so ancora!).


Il cambio è molto particolare di semplice concezione ma per l'utilizzo devo ancora imparare molto!!! ma anche Elvira sulle strade bianche era molto nervosa, a volte leggermente tremante in pianura, ma sono bastate le salite del castello di Brolio e Volpaia per farla tornare vigorosa e decisa...



l'unico un poco in difficoltà ero io che fisicamente ho avuto qualche tentennamento ben ripianato e ricaricato dalla ribollita e qualche calice di Chianti.... all'arrivo eravamo molto felici Io, Elvira e tutti i miei compagni di viaggio nel Tempo...

A breve esaudirò le vostre richieste ancora più in dettaglio.
Angelo"


Per le foto in corsa ringrazio Arnaud Bachelard, amico Eroico e cronista attento. Merci

lunedì 4 ottobre 2010

La macchina del tempo

Cazzago San Martino, 3 Ottobre 2010

Stamattina alla gara di Gaiole in Chianti eravamo in migliaia, provenienti da luoghi e tempi differenti.

Tra questi due franciacortini come me : Angelo e Luigi.

Angelo Bardi viene dal 1938. Corre con la Legnano assieme a Gino e piegato sul suo manubrio Cinelli ha percorso insieme a me le strade bianche del Senese.

Luigi invece è nel 1972, squadra Cavedil e "garun" che piegano i telai.

Io ? Io corro nel 1962, bici Berardi e coppola in testa ... stamattina l'aria era davvero fredda.

lunedì 13 settembre 2010

Emozioni - seconda parte



Oggi è il primo giorno di scuola per Camilla.
1 centesimo per ogni suo piccolo pensiero.

mercoledì 25 agosto 2010

Emozioni



Ho scoperto che non sono il solo ad emozionarsi di fronte agli eventi della vita.

Credevo che il nodo in gola alla laurea di mia sorella o ricordando persone care, ma anche il singhiozzare per una vittoria sofferta di Filippo o al passaggio di Pantani sul Gavia, fosse cosa solo mia e da tenere ben nascosta ...

... e invece scopro di avere un amico che lo fa quando le persone gli parlano, bene, dei suoi figli ...

Emozionarsi è bene così come avere amici che lo sanno fare.

lunedì 23 agosto 2010

Schumacher autostoppista

Ieri ho dato un cambio a Gavazzi ...

Me ne tornavo dal lago sulla sponda bergamasca, solo soletto, come mi capita da tanto tempo ormai, sperando che qualche ciclista mi si mettesse davanti per farmi repirare un pò.

Da quando con Luigi non riesco ad uscire questa cosa non succede più. Sento ruote arrivarmi dietro, mettersi in scia per un pò e poi rimanere indietro alla stesso modo furtivo con cui si erano fatti sotto.

La faccio breve : Gavazzi, che per noi della zona è un mito, mi si è messo davanti per alcuni chilometri.
Al mio turno, con un brivido lungo la schiena, mi sono messo davanti io per un altro pò.

Ci siamo dati un paio di cambi ... poi ho dovuto girare verso Sarnico mentre lui se ne andava diritto per chissà quanti chilometri ancora ( è un supereroe e deve per forza fare centinaia e centinaia di chilometri velocissimi e difficilissimi ) .

Per un appassionato come me dare un cambio a Gavazzi è come per un tifoso del Brescia fare due palleggi con Roby Baggio, o per un tifoso di Formula 1 dare un passaggio a Schumacher che fa l'autostop ...

lunedì 26 luglio 2010

Parallax Silent 100

Che stranezze ... il leitmotiv della Corsica di quest'anno sarà questa sigla.

O meglio, tra uscite in Bahia Mar, Gendarmerie per il ktm sparito, gamberoni sulla spiaggia e la serenità di stare con la mia famiglia, ricorderò il silenzio di questi vecchissimi mozzi nelle discese verdissime dell'entroterra Corso.

D'altronde siamo fatti così : attribuiamo alle cose un valore che va oltre il mero aspetto economico e così una vecchia mtb del '92, caricata sul Vito di Diego in fretta e furia solo perchè quella giusta mi serviva per una gara, torna ad essere il mio destriero in alluminio nelle scorribande sulle montagne francesi ...

Il silenzio dei mozzi.

Il silenzio assordante delle sensazioni.

Correttezza e lealtà



Perchè una persona corretta, coerente con quanto dice e fa e leale deve sentirsi un coglione ?

sabato 26 giugno 2010

I Gnari (*)

Resteremo per sempre gnari ...

Lo penso ogni anno che passa, anzi ogni volta che ci troviamo.

Mi trovo coi compagni del liceo 2 o 3 volte all'anno ormai ma ogni volta è come se ci fossimo lasciati la sera prima.

Ognuno di noi si porta il fardello della propria vita, si porta nel cuore le gioie e i dolori del vivere quotidiano, incisi nell'animo dagli anni che passano inesorabili, ma nelle ore che trascorriamo insieme tutto questo svanisce.
Basta metterci insieme per tornare adolescenti, spensierati e felici.

Che bello essere un gnaro.




(*) gnaro in dialetto bresciano significa ragazzo

martedì 22 giugno 2010

The triumph of mediocrity

C'è in atto una guerra tra il mio amico Vicky e l'innominato, l'uomo che, accecato dalla ignoranza, ha smantellato una realtà a cui eravamo tutti legati.

Vicky la sua guerra la combatte a modo suo, coi tam tam nei social network, come qui per esempio.

Pubblico qui quanto ci siamo scambiati nei mesi scorsi ...

"... he is a man who made a lot of money thanks to the genius of a brother of him.

I ask myself how the stockholders can believe in a "no vision business man" using yes-men that aren't able to make O with a glass ... "

And now I'll go on !

mercoledì 9 giugno 2010

Cambiamenti



Ma quant'è dura voltare pagina ?



Siamo evangelizzatori dell'innovazione, del cambiamento che aiuta a migliorare e andiamo in crisi se dobbiamo cambiare la nostra vita ...


Forza, CiBer2.0, forza ...

lunedì 24 maggio 2010

Divinus Bike






Sarà "Divinus" perchè si svolge nei vigneti del Soave o perchè l'ambiente potrebbe essere residenza degli dei per la sua bellezza ... ?

Non lo so.
Però quest'anno, a differenza dello scorso, la zona l'ho potuta ammirare e godere in tutto il suo splendore.

Della gara dello scorso anno avevo un ricordo tremendo : caldo, fatica, fatica e caldo e poi ancora caldo e fatica ... tant'è che mi ero ripromesso di non tornarci ... troppa fatica e troppo caldo.

Noi uomini però dimentichiamo in fretta e alla Divinus Bike 2010 ci sono tornato anche se con il timore, anzi la paura, di rifare la stessa fatica immerso nello stesso arido caldo ...

E invece no : il percorso variato rispetto allo scorso anno, ma anche la mia consapevolezza di dover gestire al meglio le risorse, han reso la gara dura ma avvincente e l'organizzazione, perfetta, ha impedito che il caldo mietesse centinaia di vittime ...

Per la cronaca : 48 km, 1.400 mt di dislivello, 2h 47'

E il prossimo anno ? Vediamo.

lunedì 3 maggio 2010

Rugby stile di vita ... ??!!??

Che peccato l'ipocrisia della gente.

Mi era già capitato in passato di commentare come l'uomo sia per sua natura ipocrita : insegnare, parlare, spiegare cosa gli altri dovrebbero fare e poi cadere nel tranello di non farlo in prima persona.

Ieri sugli spalti del Rugby Rovato i genitori dell'under 10 hanno confermato questo.

Mentre i ragazzini si davano battaglia come leoni, forse anche troppo carichi di tensione e nervosismo, ma anche questo è un problema che genitori ed educatori dovranno capire, sulle tribune i genitori hanno dimostrato come la lealtà e il rispetto dell'avversario nel rugby siano elementi fondamentali.

Lo dico con ironia perchè le parole che sono volate e le reazioni, quasi fisiche, viste ieri hanno dimostrato l'esatto contrario ...

Credo che l'educazione ai nostri figli venga in prima battuta da noi genitori, poi dagli educatori o allenatori di turno che ci giocano insieme, poi tutto il resto.

Ieri abbiamo insegnato loro quanto l'uomo adulto sia ipocrita.

P.S. mi spiace per Gigi che è venuto su mio invito con Anna e Giovan Luca e a cui avevo raccontato quanto bello lo fosse lo spirito, in campo e fuori, del Rugby ...

lunedì 19 aprile 2010

CTRL + ALT + CANC

A volte mi capita di aver bisogno di un reboot ... fisico.

E' come se il mio essere, corpo e mente assieme, mi chiedessero di essere rimessi in ordine, di ripartire da zero.

Allora mi "devasto" in qualcosa di così stancante fisicamente, di così forte da annullarmi, resettarmi e ripartire come nuovo.

La sensazione che provo è fantastica ... certo non devo abusarne !

martedì 13 aprile 2010

Non ti scordar di me

Alcuni giorni fa ho aiutato il nonno Enrico a mettere in formato digitale, leggi scrivere con un computer, alcuni suoi ricordi, finiti poi sul libro dedicato a Rovato.

Quale occasione più ghiotta di un copia e incolla interessante.
Ne riporto una parte triste e ironica insieme, in pieno stile del nonno Enrico.

Buona lettura.

"Dell’operazione di stacco degli scarfòi dai canù, scarfuià, appunto, ricordo le tiepide sere di settembre, sotto il portico al chiarore di una pallida luna.

Attorno alla lunga catasta di pannocchie, scaricate dai carri durante il giorno ci sedavamo tutti in cerchio, uomini, donne, ragazzi e bambini. Si raccontavano storie, si rideva, talvolta si intonava un canto. Poi, man mano che la catasta delle pannocchie diminuiva da una parte, la montagna dei gialli canù e quella dei soffici scarfòi dall’altra crescevano.

Sbocciavano i primi amori. Teneri baci languide carezze.

Talvolta si udiva nella notte chiara il lugubre canto del cuculo, el ciòt. Un brivido ci assaliva. Dicevano che quando il cuculo viene a posarsi sul tetto di una casa, entro tre settimane, in quella casa ci sarà un funerale.

Come erano frequenti allora i funerali! Specialmente quello dei bambini: gli ubitì.

Ricordo quelle piccole bare bianche cosparse di fiori. Dietro, il corteo dei bambini con un piccolo mazzo di fiori colti nei prati. Poi, al cimitero, i fiori venivano gettati nella fossa, sulla piccola bara con una manciata di terra.

Tutto era triste ma non straziante. La madre accompagnava il piccolo corteo fin sulla strada, poi tornava in casa perché era ancora convalescente per il recente parto; talvolta portava già in grembo la nuova creatura. Aveva già trasferito a questa il suo amore.

Altra cosa era il funerale degli adulti. Suggestivo; talvolta spettacolare.

Se poi il DE CUIUS era persona molto anziana che era lì da molto tempo pieno di acciacchi, en giande, la cosa poteva risultare anche non troppo triste.

Il colore predominante era il viola, il colore delle melanzane.

Da noi questa solanacea non veniva coltivata perché, dicevano, porta male. Ora per la mesta cerimonia i colori di rito sono cambiati e le melanzane sono riapparse nei nostri orti. Però le nostre donne non hanno ancora imparato a cucinarle. Questa è un’altra storia.

Ma torniamo alla mesta cerimonia.

Il numero dei cavalli del carro funebre era uno, due o quattro a seconda delle possibilità del DE CUIUS, ma tutti col pennacchio rosso e la gualdrappa nera. Neri e viola con fregi d’oro e d’argento erano pure gli addobbi ed i paramenti del celebrante. La bara era portata in spalla dagli amici.

Nulla, proprio nulla a che vedere con le pompe funebri dei tempi moderni.

Sei becchini per reggere la bara. Quattro titolari; due da utilizzare nel caso di un feretro in sovrappeso. Il vestito dei quattro più due è scuro. Sono ben pettinati; volto atteggiato al sorriso. Non seri, potrebbe sembrare una cosa triste.

Il corpo mortale, subito dopo il trapasso, viene lavato, pettinato, vestito della festa. Il pallore della morte, con appositi balsami, trasformato in abbronzatura. Volto atteggiato ad un lieve sorriso. Gli amici a guardarlo non possono che bisbigliare:” il corpo è lì ma l’anima è già in paradiso”.

Per i colori, anche se il colore delle viole è bandito, c’è un ampia possibilità di scelta: il fior dei lillà, dei ciclamini, dei giaggioli, ecc…..

Io vado spesso col pensiero alla mia fatal quiete, al mio funerale, cioè el me obét ( il termine dialettale viene dal latino e significa oblio).

Penso alla cerimonia, agli amici, ai parenti e vorrei che il colore fosse quello dei NON-TI-SCORDAR-DI-ME."

giovedì 18 marzo 2010

non chiedetemi di essere felice

proprio non ci riesco ...

Lo sono quando sto con i miei o quando salgo in bicicletta ma di giorno, mentre lavoro, o quando la sera mi fermo e, da solo, rifletto non sono entusiasta, non sono sereno, non posso esserlo ...

domenica 7 marzo 2010

Fango : Rugby o Ciclocross

"Molto fango, molto onore"

E' stato il claim di, forse tutte, le edizioni di Villarocca, manifestazione di Ciclocross singlespeed.

Il fango e l'onore sono gli ingredienti principali del ciclocross, l'onore lo è da sempre per il rugby.

Oggi ho scoperto che anche il fango è un ingrediente del rugby.

Carla è rassegnata : io amo il ciclocross, Filippo il rugby ... entrambi amiamo il fango, anche se lui di più.

Come dargli torto.

martedì 9 febbraio 2010

Franco Ballerini (11/12/1964 – 7/2/2010)

lunedì 1 febbraio 2010

5 Terre - one speed one way


5 terre, 4 stagioni in 3 ore, 2 matti sotto la neve sulla Cisa, 1 fantastico compagno di viaggio.

La Lobica uscita alle 5 Terre intitolata "one speed one way" non poteva che essere una questione di numeri.

Numeri però diversi da quelli indicati : i matti sulla Cisa avvolta nella neve erano più di 2 e i fantastici compagni di viaggio erano più d'uno ... 16 mi sembra ...

Stefano parla di miraggi, di rally sulla neve, di crono stile giro d'Italia e di fritti misti.

Io e Angelo abbiamo sempre parlato di sogni : un sogno stare sotto la neve come bambini, un sogno vedere il sole sbucare all'improvviso dal grigiore del cielo e un sogno pedalare le nostre biciclette, stavolta quelle Eroiche, che forti del loro glorioso passato sfilano sui tornanti e sugli strappi del suggestivo percorso ligure.

Guardate alcune foto e ditemi se non è stato un sogno ...

photo Stefano Spedini

photo Gianni Biffi

photo Gianni Biffi

photo Stefano Spedini

martedì 12 gennaio 2010

Rockville - le prove

Ecco cosa è successo a Rockville :

venerdì 8 gennaio 2010

SSCXIS - ROCKVILLE


"Molto fango, molto onore"

E' stato il pensiero ricorrente dell'intera manifestazione : fatica, stanchezza, euforia, sudore, freddo, gioia ... tutto amalgamato e mescolato dal tepore del fango, dalla sua forza devastante.

Rockville è fango, Rockville è musica, Rockville è la quintessenza della fatica sublimata in gioia.

Queste sono alcune delle sensazioni provate durante l'ora di corsa ... il "Bell Lap", per me, è stato buio totale ...

Ma partiamo dall'inizio.

Rockville è l'ultimo appuntamento delle Singlespeed Ciclocross Italian Series, ma anche la prova dove vengono assegnate le maglie di Campione Italiano Ciclocross Singlespeed.
Rockville è una località sperduta, i Lobos mi perdonino, della bassa Cremonese, imbiancata da un leggero strato di neve caduta nella notte.
Rockville è anche l'appuntamento per tutti quei malati di bicicletta, le più strane ed esoteriche possibile, che amano confrontarsi ma sopratutto incontrarsi ...

Io c'ero con la debuttante Bellavista La Crus, il numero 26 spillato sulla schiena e tanta voglia di girare per una ora intera più l'ultimo giro.

Con me altri cento pazzi che durante tutta la gara si sono affannati in corse, frenate, spinte, scivolate, sorrisi, vin brulè, musica, incitazioni e calore ...

Per la cronaca hanno vinto Sbroccatore e Biancaneve ... anche se secondo me hanno vinto tutti ;)

Per le immagini, che valgono sempre e comunque più di mille parole, vi rimando alla splendida fotogallery degli amici modenesi di Orme :



(image courtesy of Orme, http://www.orme.tv)